PROSA

TESI
LA BAMBINA DAI CAPELLI ROSSI CALURA
L'AMNESIA
SEGUENDO LA SCOMPOSTA ONDA DEL PENSIERO
A QUALSIASI COSTO
LA MELA TAGLIATA A META’
DEDICATO

POESIE

 

 

LA BAMBINA DAI CAPELLI ROSSI

 La bambina dai capelli rossi puliva l’insalata: un panciuto cespo d’insalata lattuga dalle larghe ondulate e carnose foglie.
 Ritta in piedi davanti al tavolo di cucina, ad un certo punto  si era appoggiata  al bordo spigoloso e freddo del marmo, all’altezza del torace appena sotto l’arco delle ascelle e fletteva ora una, ora l’altra gamba portando il peso del corpo sull’opposto piede e concentrando su di esso, la propria indolenza.
 Dal torso centrale staccava gli ampi petali e ne osservava stupita la ricchezza di sfumature. Ma se il bianco leggermente paglierino la lasciava indifferente,il verde smeraldo le suggeriva l’immagine dell’acqua di mare vicino a riva: proprio lì, dove i grossi sassi coperti da un basso e limaccioso muschio, rompono la compattezza e la trasparenza dell’acqua.
 Questa figurazione si era fissata statica nel suo sguardo divenuto sfocato e distante mentre presente e ripetitivo, il gesto delle mani faceva emergere un bocciolo sempre più croccante e compatto che nulla aveva a che fare con lo sproporzionato gambo cosparso da scaglie mozze e qua e là, sfilacciate.
 La bambina dai capelli rossi respinse con gesto quotidiano l’immagine impressa nella mente. Spostò dalla fronte una ciocca fastidiosa con rapido e scattante movimento della testa, che roteò velocemente verso destra, portandosi dietro il mento puntito all’altezza della spalla leggermente sollevata per la posizione assunta e tornando, con la stessa velocità, dove prima si trovava.
 Davanti a lei ora si erigeva un’informe collina fatta di foglie nella quale la bambina immaginò di scorgere un improbabile viandante, tanto che per un attimo si soffermò a seguire il suo fantasticato incedere, cercando di immaginare quale sensazione potesse egli provare al contatto del suo piede calzato su quella materia che mai era servita d’appoggio se non ai bruchi, alle chiocciole e alle formiche.
 Ma i bruchi, le chiocciole e le formiche non portano scarpe e la bambina dai capelli rossi si chiedeva semmai provassero le stesse sensazioni da lei provate con la mente ed evitate col corpo quando,al ritorno da una lunga nuotata, doveva arrampicarsi sugli scogli per tornare a riva.
 E lei sapeva bene che gli scogli immersi erano coperti da una vegetazione simile ad una coltura d’insalata oscillante per lo sciabordio marino.
 Al solo pensiero di un possibile contatto con quella materia instabile e viscida, la bambina dai capelli rossi era attraversate da scossa anche se non capiva  perché ora dovesse fremere all’affiorare di una memoria negativa tanto distante dalla realtà che stava vivendo. E non riusciva neppure a capire se l’immagine proposta al  suo sguardo incuriosito fosse un’ulteriore fantasia o una nuova memoria, oppure fossero state le fantasie e le memorie precedenti a concorrere all’elusione di quella realtà che stava ora davanti ai suoi occhi.
 Dalle grinze di una foglia centrale della lattuga che ora galleggiava, piccola barca improvvisata, nel bacino di una catinella colma d’acqua, lentamente ma tuttavia non faticosamente, era sbucata una coccinella.
 La bambina dai capelli rossi guardava rapita l’inaspettata visitatrice che continuava a camminare e, sempre più attenta cercava, senza tuttavia riuscirci, di cogliere un sussulto della bestiola che senz’altro non provava nessun fastidio al contatto dei suoi innumerevoli piedi con la materia organica della foglia anche se in certi punti fosse bagnata e senz’altro viscida.
 Contunuava infatti il suo peregrinare verso mete sconosciute a chi stava osservandola e forse ad essa stessa, non rendendosi conto del pericolo o non avvertendolo per l’avvenuto mutamento d’ambiente.
 Fino a che era rimasta nascosta e protetta dalle incappucciate foglie della lattuga, forse non si era accorta di essere stata colta e trasportata assieme al suo contenitore, che senz’altro era stato per essa un piccolo paese o forse anche un piccolo mondo, eppoi trasportata in un altro sistema solare, in altro anno luce.
 E anche ora continuava a camminare muovendo i suoi innumerevoli piedi che la bambina dai capelli rossi non riusciva a vedere ma che intuiva, visto il procedere spedito della bestiola verso una pozza d’acqua formatasi nella depressione della foglia.
 La bambina ebbe un fremito: forse la coccinella rossa a puà neri ora sarebbe annegata e questo pensiero la sconvolgeva. Certamente la coccinella non era capace come lei di nuotare e sarebbe stata travolta da tutta quell’acqua racchiusa nella depressione della  foglia
 Ma la coccinella si fermò proprio ad un soffio dal pericolo: roteò il suo corpo compatto un po’ a destra eppoi a sinistra e infine scelse la direzione in cui avventurarsi.
 Percorso un altro tratto di foglia camminando con i suoi innumerevoli piedi che non si vedevano ma che senz’altro esistevano e che inoltre non percepivano nessun fastidio al contatto di quel terreno per lei usuale, sembrava a suo agio e serena: nessun movimento discordante faceva trapelare paura, dispetto angoscia o peraltro  preoccupazione o allarme. Procedeva con lo stesso ritmo, muovendo il corpo compatto e concavo di un bel rosso carminio, interrotto da macchioline nere che invece di rovinare l’armonia della compattezza,la sottolineava.
 Chissà se la coccinella era conscia della bellezza e della perfezione che racchiudeva il suo seppur minuscolo corpo, ma sebbene la bambina dai capelli rossi la guardasse attentamente, non riusciva a notare il benchè minimo segno di superbia. E questo la bambina lo dedusse non perché non riuscisse a guardarla negli occhi e vedere attraverso essi, quale fosse il suo pensiero, il suo atteggiamento, ma proprio perché ora, nuovamente di fronte al pericolo dato dall’acqua che oramai la circondava, la bestiola roteò il suo corpo tondeggiante e riprese  il suo peregrinare in cerca di chissà che cosa.
 Se lo chiedeva la bambina e si chiedeva anche se la coccinella fosse in grado di farsi delle domande e, ad  esse, rispondere.
 Ma la coccinella non dava neppure risposta ai suoi dubbi e continuava a girare e rigirare e a rifare gli stessi percorsi già fatti senza riuscire a trovare una soluzione al suo problema.
 Ma si redeva conto essa del problema?
 La bambina dai capelli rossi non resisteva più al pensiero che la coccinella non se lo ponesse e, se era in grado di porselo, non trovasse una soluzione; per questo motivo prese, con gesto repentino, un coltello dal cassetto del tavolo e , con gesto altrettanto delicato, lo avvicinò alla bestiola che a questo punto, come avesse intuito la possibilità di salvezza, salì sulla liscia ed asciutta lama e ricominciò a passeggiare come se nulla fosse accaduto.
 Appoggiato il coltello sul tavolo con l’ignaro passeggero, la bambina dai capelli rossi rammentò di possedere una piccola scatola rotonda e trasparente che le sembrò molto adatta a servire da rifugio all’oggetto del suo salvamento, anche se con sempre maggior convinzione , le sembrava inutile salvare chi non era in grado di ringraziare o ancora, chi non sarebbe stato capace di trarre profitto dalla nuova e vantaggiosa situazione.
 Ma la bambina si chiedeva anche se fosse poi vero tutto questo; in fin dei conti la coccinella rossa a puà neri ora camminava spedita nella scatola trasparente dagli alti bordi ed ogni volta che arrivava alla fine della base, cercava di sollevare la parte anteriore del suo corpo tanto che alla bambina piaceva credere lo facesse per trovare l’unico modo possibile d’espressione per  ringraziarla.
 E da ciò ne traeva motivo d’orgoglio anche se sapeva bene fosse il suo, un atteggiamento scorretto e biasimevole.
 Ma dal momento che non poteva trapelare all’esterno ciò che stava provando, si crogiolava in quel sentimento, continuando a guardare la coccinella che a sua volta, continuava a sbattere contro l’alto bordo della scatola trasparente.
 La bambina pensò allora che quella non era una manifestazione di riconoscenza bensì l’animale cercasse, in quel modo, la via d’uscita che non esisteva.
 Ma come poteva pretendere la coccinella rossa di uscire ed andarsene per i fatti suoi ora che i fatti suoi erano oramai fatti degli altri e gli altri, in questo caso erano …. della bambina dai capelli rossi che, se anche non lo dava a vedere, cominciava ad infastidirsi.
 Lei lo sapeva che non era buona educazione provare questo sentimento ma siccome era da sola nella stanza, aveva deciso che le regole le dettava lei, visto anche che ora c’era qualcuno a cui poterle infliggere, dandole in questo modo quel senso di onnipotenza che tanto invidiava e, nello stesso modo temeva, in altre occasioni.
 Distratta da questi pensieri, la bambina dai capelli rossi aveva lo sguardo velato di chi, seguendo un’astrazione, contrae la pupilla su di un piano diverso da quello degli oggetti che gli stanno di fronte.
 Ma come velocemente  si era estraniata, in modo altrettanto repentino ritornò a mettere a fuoco l’immagine che per pochi attimi aveva abbandonato, provando però la stessa inquetudine di fronte alla scatola trasparente che ora teneva tra le mani.
 La scatola era sua e suo il contenuto.
 Ora non aveva più nessun dubbio ed era inutile che quella stupida e piccola e insignificante bestia si dimenasse tanto. Era lei che l’aveva salvata ed era a lei che spettava di decidere della sua sorte: questo era oramai chiaro alla bambina anche se si accorgeva che questo concetto sfuggiva senz’altro alla coccinella.
 Ma dove voleva andare, camminando lesta sulle sue innumerevoli zampe che non si vedevano ma che senz’altro esistevano? Non era forse stata  essa salvata da sicura morte e messa in condizione di riflettere su questa realtà fortunosa e privilegiata? Perché allora non si dava pace? Voleva ribellarsi, ma a che cosa … alla sorte che le era toccata oa colei che gliela aveva concessa?
  La bambina dai capelli rossi non tollerava che la coccinella fosse presuntuosa nei suoi confronti essendo  lei stessa traboccante di  tale sentimento e pensò che fosse giusto punirla per la sua tracotanza .
 Visto che trasgrediva alle regole tentando di invadere i limiti ed i confini che non le competevano, si sforzò di pensare ad una vendetta che facesse capire alla bestiola, quali fossero le regole del gioco e chi avesse in mano la partita.
 I suoi occhi maliziosi e puranche maligni, mandarono un segnale inequivocabile.
 Dalla cesta di frutta sul tavolo trasse un grosso limone dalla scorza carnosa e, avvicinatasi alla scatola trasparente, proprio sopra ad essa, cominciò a premere la buccia dai pori della quale uscì una nebbia sottile.
 La coccinella rossa a puà neri cominciò a contorcersi nella scatole imperlata da una nebbiolina giallastra, aprendo le ali rosse e lasciando trasparire altre ali scure e sottili, quasi di velo.
 La bambina, guardandola stupefatta pensò che senz’altro quello era un gesto di resa: un gesto inedito che manifestava comprensione e subordinazione alla sua superiorità ma continuò la sua opera perché era troppo grande la gioia contorta che ne derivava.
 Non riusciva più a contenersi.
 E continuava così a guardare rapita e estasiata il dimenio della coccinella rossa che aveva perso la sua compostezza e quiete, aprendo sempre di più la veste rossa, finchè  rimase stecchita a pancia all’aria mostrando, finalmente, le innumerevoli gambe rattrappite.
 Chetata l’ansia, la bambina dai capelli rossi volle uscire all’aperto per respirare profondamente e liberarsi della tensione che l’aveva fin lì accompagnata.
 Aperta la porta della cucina,si fermò al limite della soglia. Guardò in basso, proprio lì giù, dove il mondo roteava con costanza incredibile, tra pianeti e satelliti e stelle e galassie: tutto procedeva regolarmente.
 Rientrò chiudendosi la porta alle spalle.
Ritornata all’acquaio, si appoggiò all’orlo della vasca, proprio sotto l’arco delle ascelle e guardando l’insalata sospesa sull’acqua,cercò con sguardo sognante, un’altra coccinella da salvare